Ieri, mentre tanto per cambiare ero in coda dietro un paio di TIR, mi è capitato stranamente di domandarmi «E se adesso mi capitasse un incidente ed io morissi, importerebbe a qualcuno?». Non so perché sia uscito quel pensiero... Non mi ha fatto paura, perché da tempo ho accettato la morte come una tappa inevitabile nella vita di ognuno di noi, però mi ha rammaricato rendermi conto di quante persone, situazioni, cose belle non potrei più affrontare ogni giorno. Affrontarle, gioirne, rattristarmene... ecco, forse non le cose in sé, probabilmente è il non provare più sentimenti che mi turba maggiormente.
Nell'ignoranza totale di ciò che accade dopo la morte, c'è chi pensa all'annullamento totale del proprio io e chi, invece, ha fede in un proseguimento di questo viaggio chiamato vita. Io non mi sono fatta un'idea precisa ma, come tanti, tengo le dita incrociate e mi auguro che il ricordo degli anni trascorsi in questo guscio di carne non si disperdano con la mia coscienza. Altrimenti, che senso avrebbe, soffrire, scoprire, sperimentare, sbagliare, amare? Si ridurrebbe tutto ad un assurdo balletto di marionette, di coscienze chiamate alla vita ed a cui viene affidato un compito da svolgere, una posizione da occupare.
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