Ho sempre ritenuto sia una bella iniziativa da parte degli autori di libri quella di incontrare i loro lettori e rendersi disponibili a parlare di loro stessi e rispondere alle domande del pubblico. Saputo della venuta in Italia di Pratchett non ho potuto fare a meno di organizzarmi per andare ad ascoltarlo a Bologna.
Affidato il pupo a nonna e bisnonna, salita sul treno locale e dopo aver pazientato per l'ora che durava il viaggio, giunta in stazione a Bologna ho raggiunto la biblioteca comunale.
Nella piccola (troppo piccola) saletta messa a disposizione si è alzato un forte brusio quando da una vetrata è spuntata la punta del cappello che Pratchett è solito indossare. Finalmente l'ospite era arrivato!
Purtroppo non ho potuto porre una mia domanda a causa della prolissità delle due presentazioni fatte dai parrucconi di turno (chi ha letto i suoi libri sa cosa intendo dire se affermo che sembrava di stare alla Unseen University...), tanto prolisse che Pratchett di "nascosto" ad un certo punto ha cominciato a fare gesti eloquenti a commento. Ma loro niente, hanno continuato a leggere i loro papiri (pagine e pagine di dissertazioni!).
Argomento dell'incontro è stata la pubblicazione in lingua italiana di "Stelle Cadenti" ("Moving Pictures", del 1990), il 10° libro della sua ampia produzione letteraria. Ha ammesso di sentirsi sempre in un certo senso "sfasato" quando si reca all'estero a presentare i suoi romanzi perché, mentre l'ultima sua fatica è attualmente "Making Money", nelle altre nazioni si ritrova a dover parlare di racconti scritti anni prima.
In questo periodo sta lavorando al romanzo "Nations".
Pratchett ha parlato molto ed ha scherzato sulla trombosi che lo ha colpito qualche mese fa. Ha pure raccontato di quando un fan gli ha regalato una torta (a sua insaputa) "condita" con mariuana e di come lo stato euforico che ne è seguito lo abbia portato a fare il pieno all'auto con carburante diesel piuttosto che benzina. Ha commentato il fatto che negli anni '60 c'erano feste in cui i partecipanti erano talmente... poveri che si passavano l'un l'altro la medesima sigaretta... Pratchett ha concluso la dissertazione dicendo che le droghe non gli piacciono perché rendono la gente hippy.
Dopo aver considerato che i fan sono i critici più accaniti, Pratchett ha raccontato all'auditorio della recente operazione al cuore e dell'ictus che lo ha colpito. Come è suo modo di fare ha sdrammatizato l'intera faccenda descrivendo alcune conseguenze curiose derivate da tale esperienza: ad esempio non riesce a farsi il nodo alla cravatta, ma ha commentato che basterà che si faccia crescere di più la barba. Ha problemi con la memoria a breve termine, ma ricorda tutti i gingles pubblicitari degli anni '60/'70.
Pratchett non esegue ricerche specifiche per i suoi romanzi. Legge i libri che lo incuriosiscono o che sembrano interessanti e da essi trae spunti che poi inserirà nella trama. La sua esperienza come giornalista lo aiuta.
Considera i suoi libri come film e mentre li scrive, mentalmente li vede come tali. "Moving Pictures" era nella sua testa come un film ed è stato facile scriverlo. Ha commentato che i falegnami erano davvero pagati più degli attori.
Pratchett non realizza delle bozze preparatorie per i suoi romanzi, bensì inventa man mano che scrive il libro: si lascia andare, ma mantiene il controllo dell'andamento della storia.
Nella stesura di "L'intrepida Tiffany e i Piccoli Uomini Liberi" ("The Wee Free Men", 2003) lo scrittore ha fatto ricorso ad un ricordo legato all'infanzia: da bambino per andare a scuola passava presso un deposito di gesso. Ed è quella l'albientazione che ha utilizzato nel romanzo. Tiffany in gaelico suona come Tifana e significa sia "via con le fate" che "terra sotto l'onda".
Nei suoi libri capita che compaiano dei neologismi, delle parole create da lui stesso che utilizza per conferire l'effetto sonoro che vuole creare. Un esempio compare in "Interesting times".
Pratchett per scrivere ha scelto il fantasy perché lo considera il genere "cacca di cavallo" e "bicchiere di vino". La spiegazione è questa: se in un secchio di cacca di cavallo si versa un bicchiere di vino, si ha cacca di cavallo. Se si versa della cacca di cavallo in un bicchiere di vino si continua ad avere cacca di cavallo. Se dovesse scrivere un romanzo ambientato a Dodge City con saloon, cavalli, insomma con tutto ciò che è tipico di un'ambientazione western, basterebbe inserire un pidocchioso drago e diventerebbe irrimediabilmente un racconto fantasy.
Molti suoi libri non sono solo fantasy. Preferisce definirli "realismo magico", fantasy in giacca e cravatta.
Ama scrivere fantasy perché così ha a disposizione tutta la tavolozza dei colori, ma anche toni extra come l'oro e l'argento.
Pratchett ha affermato che scriverà fino alla sua morte. Vorrebbe cadere morto dopo aver scritto la frase "The end" del suo ultimo libro.
In Inghilterra una città è gemellata con Ankh-Morpork: si tratta di Wincanton, nel Somerset.
Metre mi autografa il primo suo libro che ho letto ("Il piccolo popolo dei grandi magazzini", quanti ricordi!) gli ho chiesto di straforo se ci sono speranze per un film. Lui ha risposto "Always talks about". Niente speranze per ora, purtroppo.
Viviana, sicuramente una fan di Tiffany