... ma noi, ora, come facciamo?
E' questo il primo pensiero che mi è salito alla mente appena ho saputo della morte di Valerio Negrini. Ed è ancora lì, a riecheggiare senza risposte.
Valerio che da cocciuto ragazzo emiliano inseguendo un sogno è giunto a scrivere tra le più belle canzoni del patrimonio musicale italiano. Canzoni che dimostrano estrema sensibilità per l'altra metà del cielo. Canzoni che lo vedono analizzare con occhio attento l'uomo e la società. Canzoni in cui tutti noi fan abbiamo saputo riconoscere qualcosa di noi stessi: un ricordo, uno stato d'animo, un pezzetto della propria vita, un evento importante. E proprio questo è il dono di Valerio: saper scrivere di cose importanti e della quaotidianità in modo che ognuno di noi ci si possa riconoscere o possa esclamare "Hei! Ma parla di me!".
Il mio "Hei!" l'ho esclamato ascoltando "Il tempo, una donna, la città". Ma non a sedici anni, quando per la prima volta poggiai il vinile sul piatto dello stereo. Da adulta. Da donna che guarda indietro al proprio passato con una prospettiva diversa e si rende conto di tante cose di cui non poteva accorgersi, vivendoci in mezzo.
Un infarto mi ha privato per sempre dell'emozione di aprire un nuovo album dei Pooh ed ascoltarne traccia dopo traccia per scoprire le poesie di Valerio che vi sono state racchiuse. Sì, Valerio. Non il signor Negrini. Perché dopo 23 anni trascorsi ad ascoltare le sue parole, a leggere dei sacrifici e dei sogni portati in giro sui palchi italiani per far realizzare e crescere il sogno di nome Pooh, è una presenza costante del mio quotidiano musicale. Come un amico lontano che si stima ed ammira, pur non conoscendolo di persona.
Valerio, nella sua ultime intervista televisiva, argomentando di "Uomini soli" ha detto: "Io sono ateo praticante. Ateo serenamente e quindi io posso parlare di Dio". Valerio, tu potevi parlare di tutto. Hai parlato di tutto. Ci hai portato dagli Incas, ci hai fatto trasvolare l'oceano in compagnia di un ragazzo, hai narrato l'ascesa ed il declino dell'umanità, ci hai parlato di una ragazzina che voleva fuggire di casa...
Continuaimo a parlare di Valerio al presente. L'uomo se ne è andato, ma la sua eredità di poesia rimane.
Michaela
"Ma perché non si vive per sempre, ma perché scappa il tempo, dove va?
La realtà non ammazzi la fantasia, che bordello che nostalgia..."
"Perche' non si vive per sempre", da "Fai col cuore" di Roby Facchinetti, 1993
Nessun commento:
Posta un commento
Se lo desideri lascia un commento... (^_^)