Sant'Agostino (Ferrara), 4 giugno 2012 - «SONO venuto a cercare un mio parente, dopo il terremoto. E a vedere con i miei occhi». La cosa allucinante, dice, «sono le case spostate, tutte quelle costruite sull’argine del fiume». Dodi Battaglia, cappellino in testa, maglietta rosa e occhiali da sole d’ordinanza (ha compiuto 61 anni venerdì), cammina per la piazza della Pace cercando Marino. Marino Battaglia. L’ultimo rimasto (della sua numerosissima famiglia) che ancora vive nel Ferrarese.
Appartiene a questa terra?
«Sì. I miei, dalla parte di mio padre, sono di San Carlo. Mio nonno aveva 13 fratelli, quasi tutti maschi; abitavano qui».
Ed è venuto a cercarle, queste radici.
«Sabato ero a casa con amici, a Bologna; guardavamo le immagini del sisma. Ma non mi bastava. Volevo vedere con i miei occhi. Rendermi conto. E poi cercare un mio parente. So che vive ancora a San Carlo».
Che cosa ha fatto?
«Mi sono messo a girare per la piazza, nella zona rossa. Chiedevo di lui alla gente, tutti lo conoscono. E lì mi sono reso conto in quale strana situazione ci siamo trovati, noi che pensavamo di non essere una regione sismica».
Fa impressione.
«Le case spostate, quelle costruite sull’argine del fiume, le crepe nelle strade. Sono rimasto a bocca aperta»
Lo ha trovato Marino?
«No. Era stato portato via dopo la prima scossa, in ospedale: è ultranovantenne, non si era sentito bene. Poi mi hanno detto che adesso vive in un albergo a Ferrara. Ieri (domenica, ndr) mi ha chiamato dall’hotel. Era contento che l’avessi cercato. E l’ho messo in contatto con mia zia».
I valori, nei momenti difficili, tornano nel giusto ordine.
«È così. Mentre ero lì sono andato anche alla tendopoli e ho conosciuto tutti volontari della protezione civile dell’Aquila: fantastici. Sono arrivato in un momento in cui c’era all’opera un gruppo di animatori per i bambini, con una forza fisica straordinaria».
Gli sfollati l’hanno riconosciuta?
«Io sono una persona mite, non mi sono fatto annunciare; era un’esigenza interiore. Ho visto la cucina, ho fatto un giro, le foto. Ma le persone mi fermavano comunque: lo sappiamo che hai dei parenti qua, dicevano».
Ha intonato qualcosa?
«Non mi sono esibito. Ma gli animatori lanciavano: non restare chiuso qui... E i bimbi: pensieroooooo... È stato bellissimo».
E scoppia in un gran sorriso.
Cos’ha portato a casa?
«Mi è rimasta nel cuore la dignità, la non-rassegnazione della gente, affrontata a occhi aperti. Ora spero solo che quello che ho sentito sulle trivellazioni non sia vero. Sarebbero state azioni criminali... »
Ci sarete anche voi il 25 giugno al concertone di solidarietà al Dall’Ara di Bologna?
«Ci hanno contattati e lo faremo, certo. Assieme a mio figlio Daniele, poi, devolveremo la metà degli incassi dello spettacolo agli Arcimboldi di Milano ai cittadini di San Carlo, direttamente sul loro conto». Solo così, dice, «sarò sicuro che i soldi arriveranno dove servono davvero». Solo così.
Benedetta Salsi
Fonte: http://m.ilrestodelcarlino.it/ferrara/cronaca/2012/06/05/724028-terremoto-dodi-battaglia-pooh-san-carlo.shtml
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