Sera d'agosto, 30 gradi di caldo e umidità, le attività umane rallentano, anche i grilli sembrano frinire più piano.
Percorro in auto le strade afose, ai lati sfilano finestre serrate, finestre buie, finestre completamente aperte. Da queste ultime rubo scorci di vite illuminate dalle lampade.
Nella prima finestra c'è una giovane donna in canottiera bianca davanti ad un fornello. Pochi metri ed una stanza tinteggiata di ocra ha una applique ad una parete, un computer ed un uomo in maglietta senza maniche in piedi al centro. In un condominio un bimbo sporge la manina da un balcone. Una signora annaffia una fila di piante in vasi bianchi. La lampada bassa di una cucina illumina un anziano in canottiera. C'è il profilo di una pancia gravida sulla soglia di una porta, istintivamente mi porto la mano al ventre e ricordo nitida la sensazione.
Giunta a casa il sollievo del condizionatore dell'auto termina il suo effetto, apro lo sportello e la brezza calda mi avvolge. All'orizzonte a sud la costellazione dello Scorpione protende le sue chele. Penso a chi sta lontano, a chi mai vedró, a chi forse sta osservando queste stesse stelle.
La realtá mi richiama a sé ed ha la voce di mio figlio.
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