Certi giorni trovo difficile avere a che fare con gli altri. Quotidianamente devo essere affettuosa con il fidanzato, spiritosa con gli amici, socievole con i colleghi, cordiale (ed a volte paziente) con i clienti. Questo vincendo costantemente la mia timidezza, ma in certi giorni anche la voglia di mandare tutti a quel paese, od anche solo di dire forte «Lasciatemi in pace!».
Poi ci sono i genitori, davanti ai quali mi sento sempre non all'altezza delle aspettative, gli amici che cerco di non annoiare, il conoscente che critica la mia razionalità, il datore di lavoro che sostiene che faccio discorsi difficili e/o contorti, l'amico con cui sono in costante conflitto ma di cui non so fare a meno.
Vuoi vedere che alla fine sono io che mi creo troppi problemi, mentre tutti gli altri sono in pace con il mondo e conducono esistenze cristalline? Non so. Fin da piccola ho sempre ritenuto importante pormi delle domande: quando mi sono resa conto che agli adulti non interessava darmi delle risposte, le ho cercate nei libri, nel mondo circostante, dentro di me. E, forse, dentro di me ho indugiato un po' troppo a lungo.
Forse dovrei lasciarmi andare, abbandonarmi di più alla corrente e vivere un po' alla giornata, senza chiedermi il perché di ogni cosa, senza cercare di catalogare ogni avvenimento od ogni azione del prossimo. Magari tentando qualche azzardo, fare un passo più lungo della gamba, ogni tanto.
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