"Vivi che la vita è una aggrappati al cuore non fermarti mai non hanno prezzo i sogni che hai, non darli via". Pooh

sabato 29 novembre 2003

Il colore di un sabato

Che colore ha un sabato trascorso in ufficio? Bianco come le pareti che mi circondano ed il blocco di fogli alla mia sinistra. Ma anche luminoso come i raggi di Sole che attraversano la vetrata e caldo come la voce di un amico che telefona inaspettatamente.
Cellulare poco lontano dal monitor in attesa di qualche sms che rompa la solitudine, le casse del piccì che quasi urlano le canzoni dei Bon Jovi e dei Queen... ma oggi ho preferito accendere la radio. Hum... in questo momento fanno ascoltare Pino Daniele... hum... decisamente non fa per me...
Un sabato trascorso in ufficio ha il sapore di un'aranciata amara, la cui lattina è poco discosta dalle chiavi e dalla calcolatrice: dolciastra, ma subito dopo leggermente amara, un sapore che senti ai lati della lingua e che, dopotutto, non è poi così sgradevole. «Bevo e sono felice» recita l'etichetta. Che strano concetto che hanno della felicità, i pubblicitari.
Nel pezzetto di cielo che vedo attraverso il portico c'è un piccolo stormo di piccioni che volano compatti, descrivendo un cerchio, mentre i rami spogli degli alberi si stagliano contro un cielo insolitamente turchese, considerata la stagione. Il pensiero torna all'airone che mi sono ritrovata in mezzo alla strada, questa mattina. Ho fermato l'auto, lui ha dispiegato le grandi ali e se ne è andato.
Sul piccì, in attesa che io termini la pausa pranzo, c'è da aggiornare un sito dedicato al materiale per l'isolamento termico ed acustico. Nel cuore, in attesa che io termini di catalogare tutti i miei dubbi e le mie insicurezze, c'è una decisione da prendere. Una bella decisione, ma che comporta delle conseguenze che fatico ad immaginare.
Meglio darsi il burrocacao alla fragola sulle labbra, farsi un bel sorriso e riprendere il lavoro.

lunedì 24 novembre 2003

Lasciatemi in pace!

Certi giorni trovo difficile avere a che fare con gli altri. Quotidianamente devo essere affettuosa con il fidanzato, spiritosa con gli amici, socievole con i colleghi, cordiale (ed a volte paziente) con i clienti. Questo vincendo costantemente la mia timidezza, ma in certi giorni anche la voglia di mandare tutti a quel paese, od anche solo di dire forte «Lasciatemi in pace!».
Poi ci sono i genitori, davanti ai quali mi sento sempre non all'altezza delle aspettative, gli amici che cerco di non annoiare, il conoscente che critica la mia razionalità, il datore di lavoro che sostiene che faccio discorsi difficili e/o contorti, l'amico con cui sono in costante conflitto ma di cui non so fare a meno.
Vuoi vedere che alla fine sono io che mi creo troppi problemi, mentre tutti gli altri sono in pace con il mondo e conducono esistenze cristalline? Non so. Fin da piccola ho sempre ritenuto importante pormi delle domande: quando mi sono resa conto che agli adulti non interessava darmi delle risposte, le ho cercate nei libri, nel mondo circostante, dentro di me. E, forse, dentro di me ho indugiato un po' troppo a lungo.
Forse dovrei lasciarmi andare, abbandonarmi di più alla corrente e vivere un po' alla giornata, senza chiedermi il perché di ogni cosa, senza cercare di catalogare ogni avvenimento od ogni azione del prossimo. Magari tentando qualche azzardo, fare un passo più lungo della gamba, ogni tanto.

venerdì 7 novembre 2003

...non avrà più dominio

E LA MORTE NON AVRÁ PIÚ DOMINIO - Dylan Thomas

E la morte non avrà più dominio
I morti nudi saranno una cosa
Con l’uomo nel vento e la luna d’occidente
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite scomparse
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle:
Benché ammattiscano saranno sani di mente
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla
Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo
E la morte non avrà più dominio.

E la morte non avrà più dominio
Sotto i meandri del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento
Sui cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono
Cinghiati ad una ruota, non si spezzeranno;
Si spaccherà la fede in quelle mani
E l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte
Scheggiati da ogni lato non si schianteranno;
E la morte non avrà più dominio.

E la morte non avrà più dominio.
Più non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi
Le onde rompersi urlanti sulle rive del mare;
Dove un fiore spuntò non potrà un fiore
Mai più sfidare i colpi della pioggia;
Ma benché matti e morti stecchiti,
Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno al sole fino a che il sole precipiterà,
E la morte non avrà più dominio.